Storie di vita

Quaranta biografie di italiane e di italiani che partirono alla ricerca di una vita migliore verso la Merica: Brasile, Argentina, Stati Uniti.

1881-1932, Stati Uniti, Biografia di D’Angelo Pasquale

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PASQUALE D’ANGELO (1884 - 1932)

Pasquale D’Angelo nasce ad Introdacqua, in provincia dell’Aquila, il 20 gennaio 1894, in una famiglia poverissima.
Lavora fin da piccolo nei campi e pascola le poche pecore della famiglia. A scuola può andare poco: è il figlio maggiore e deve aiutare il padre. Eppure dimostra una intelligenza vivissima e grande capacità, divenendo uno dei primi della classe.
A causa delle difficoltà economiche, nel 1910 il padre decide di emigrare in America insieme ad altri compaesani e porta con sé il figlio Pasquale. Il “viaggio”, al porto di Napoli, è la prima grande esperienza della sua vita. Vede per la prima volta il treno, il “mezzo che si muoveva senza cavalli”, e arrivato a Napoli, vede per la prima volta il mare. Padre, figlio e compaesani si imbarcano sul p/fo Verona, registrandosi, al pari di molti altri imbarcati, come farmlab. Spicca per il fatto che sa leggere e scrivere.
In America li attende un compaesano, che ha trovato lavoro per tutti in un cantiere nella costa. È un lavoro durissimo e pericoloso, mal pagato: la manodopera non manca e chi non vuole restare disoccupato deve accontentarsi di stipendi bassi e vivere in condizioni di povertà.
Nel 1915, vedendo che la loro condizione non migliora, il padre decide di ritornare in Italia, dove era rimasto il resto della famiglia. Pasquale invece sceglie di rimanere e nella sua autobiografia scrive: «da qualche parte in questo grande Paese avrei trovato la luce: non potevo rimanere nell’oscurità per sempre». Sono anni, per lui, di pesante e pericoloso lavoro; si ferisce gravemente ad una mano, la ditta dove lavora fallisce, e infine si impiega in uno scalo merci. Senza risorse per poter affittare una stanza, si adatta a vivere in un freddo vagone abbandonato. Ma è proprio in quel periodo che inizia a leggere prima i giornali in lingua spagnola e poi in lingua inglese.
Compra un dizionario di inglese di seconda mano e impara molte parole: scrivendole sulle traversine dei binari perché non ha carta a disposizione.
Nel 1919 incomincia a scrivere storie buffe in inglese maccheronico. Conosce sempre meglio la lingua e quando alcuni liceali gli lanciano una sfida sul significato delle parole, la vince. Legge gli scritti di Shelley e Keats e si appassiona alla poesia. Lascia il lavoro e si trasferisce a Brooklyn. Passa le sue giornate nelle biblioteche, mangia solo pane raffermo, zuppe acide e banane molto mature: ma può dedicarsi a quello che ha scoperto essere la sua strada: scrivere. Dopo molti mesi di privazioni riesce ad imporsi, a partire dal 1921, nel mondo letterario americano con le sue poesie che furono pubblicate su importanti riviste letterarie.
Nel 1924, finalmente, completa e pubblica la sua opera più importante: Son of Italy the autobiography of Pascal D’Angelo. È la sua storia, con la sua infanzia in Italia, il viaggio e il dramma dell’emigrazione e vi si specchia tutta una generazione di emigranti italiani.
Ma non è un libro per gli emigranti. Scritto in un inglese piano ma efficace, diventa un caso letterario e di lui si occupano molti critici.
Nella seconda metà degli anni 20, Pascal D’Angelo è uno scrittore affermato, ma resta il “poeta del piccone e della pala”, come è definito. Nel 1932, duramente provato da una vita di sacrifici, Pascal D’Angelo si ammala e in seguito a un banale intervento di appendicite muore il 17 marzo, ancora giovane a soli 38 anni. Viene seppellito a Brooklin.

 

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