Memorie

Brani di diari privati e album di ricordi per le avventurose vite degli emigranti, provenienti da archivi pubblici e privati e pubblicazioni.

1934, Cañada de Gomez, Luigi Torresi

Caro fratello e padrino Gino Morrovalle, […] circondato da mia moglie e dai miei tre figli mi rendo conto che non è stato un sogno ma è una realtà quella dei tredici lunghi anni di lontananza, che con la presente cercherò di descrivere. […] Ricordo come fosse ieri che mi presentai a lavorare per il raccolto, con bretelle ai pantaloni, scarpe e calze, e con le mani che sembravano quelle di un notaio. Ridi, padrino, come faccio io, però a quei tempi erano gli altri a ridere di me. Il raccolto passò, con non poco sacrificio. […] Poi sono andato a fare il “cocinero de machina” [sc. il cuoco per le squadre impiegate nella raccolta del grano], sconosciuto in mezzo a tanti argentini che si divertivano trovandosi davanti un povero “gringo”, che non conosceva la lingua; tutti ti ridono in faccia e questo fa più male del lavoro più duro che tu possa fare. […] Molto presto, tuttavia, mi sono guadagnato la simpatia di tutti, specialmente del padrone, un buon italiano che voleva gli parlassi sempre del Fascismo e dell’Italia: […] ti assicuro che tornavo a casa dei miei fratelli sfigurato, e molte volte ho maledetto l’America, se non fosse stato per i buoni guadagni che si facevano a quei tempi. […] Ora sono diventato agricoltore, semino il mais però non lo raccolgo più, semino il grano ma non lo vado più a ripulire dalloglio […] Stufo di continuare a fare una vita solitaria, decisi di sposarmi, nel mese di gennaio del 1925. Il raccolto, come ho già detto, fu molto scarso, e lasciando stare il mio debito, avevo il denaro necessario per accogliere la nuova donna di casa. La mia casa, che fino a quel momento aveva un aspetto triste e malinconico, risorge a una nuova vita […] Finita la festa, riprendemmo serenamente il lavoro, la pace e la serenità regnavano tra noi, non fosse stato per quel disgraziato debito, che era aumentato, invece di diminuire. Cominciò perciò una “luccia sin Tregua” [sc. lotta senza tregua]

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zip  Luigi Torresi - 1934 Memorie