Lettere
Qui troverai lettere di emigranti italiani dal 1820 fino al 1920, da Argentina, Brasile, USA ai loro parenti in Italia. Da archivi pubblici e privati o pubblicazioni.
1925, Buones Aires, Otello Gasperini
Fonte: Mariano Bitocchi, Storie di una emigrazione. Dall’Adriatico al Río de la Plata, Buenos Aires, s.e., 2006, pp. 78-80
Otello Gasperrini (1902-1982), musicista di tango
Otello Gasperini nasce a Recanati nel 1902 e giunge in Argentina in tenera età. Studia a Buenos Aires e inizia a suonare il violino, assai richiesto nelle orchestre di tango. Viene subito riconosciuto come buon violinista e chiamato in diverse orchestre. Inizia a comporre musica di tango. A vent’anni si mette con l’orchestra di Roberto Firpo, poi passa con varie altre, tra cui quella di Francesco Lomuto, con cui viaggia in tournee in Brasile nel 1949. Lavora quindi a lungo nell’orchestra di “Enrique Rodriguez” facendo trasmissioni per la radio, dischi e tournee di spettacoli in Argentina e Uruguay. Entrò nell’orchestra del teatro “San Martín” di Buenos Aires e compose, assieme a Alberto Laporte e con parole di Maroni, il celebre tango “Callecita de mi barrio”. Alcune settimane più tardi lasciò il teatro e andò a suonare in un caffè nel quartiere Palermo della capitale argentina, negli stessi giorni in cui Carlos Gardel stava recitando in un vicino cinema. Durante un intervallo del suo lavoro si mise sotto braccio una copia del suo tango e si incamminò verso il cinema. Si presentò al portiere come musicista e disse di voler parlare con Gardel. Fu accompagnato davanti al cantante, che gli domandò in tonò scherzoso “Che vuoi ragazzo?”. Di statura bassa e imberbe, Gasperini sembrava in effetti un ragazzo. “Son venuto a vedere se può cantarmi questo tango”, disse Gasperini. Con la copia in mano Gardel andò dai suoi musicisti e disse loro di suonare il tango. Gardel dopo un continuo canterellare e una breve prova andò da Gasperini e gli disse: “Abbastanza buono il tuo tango… te lo inciderò”. Fu nell’anno 1925. “Veramente”, disse Gasperini, “fece del mio tango ‘Callecita de mi barrio’ proprio una bella incisione”. Scrisse sempre con Laporte il bel vals“Volverásalgúndía” e due tanghi “Penas de arrabal” e “Solterón”. Morí a Buenos Aires nel 1982.
[sintesi ricavata da Mariano Bitocchi, Storie di una emigrazione. Dall’Adriatico al Río de la Plata, Buenos Aires, s.e., 2006, pp. 78-80]
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