Lettere
Qui troverai lettere di emigranti italiani dal 1820 fino al 1920, da Argentina, Brasile, USA ai loro parenti in Italia. Da archivi pubblici e privati o pubblicazioni.
1929, Buenos Aires, Comunardo Braccialarghe
Fonte: Franco Andreucci e Tommaso Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, Editori Riuniti, Roma 1975-1979, 6 voll., II, ad nomen
Comunardo Braccialarghe, alias Folco Testena (1875-1951), giornalista e scrittore
Nasce a Macerata nel 1875, figlio di un operaio che militava nel movimento anarchico, cui lo stesso Comunardo aderì. A propria volta attivo come agitatore sindacale, ebbe una giovinezza movimentata, che lo vide tra l’altro in Grecia con la colonna garibaldina formatasi per partecipare alla lotta di indipendenza di Creta e della Macedonia. Dopo una condanna per bancarotta fraudolenta, approdò in Argentina nel 1910 e per oltre un quarto di secolo fu una delle figure centrali del giornalismo italiano nel paese, firmandosi sempre con lo pseudonimo di Folco Testena. Collaborò con la principale testata della collettività, “La patria degli italiani”. Fondò nel 1917 il quotidiano socialista “L’Italia del popolo”, che diresse per due anni. Successivamente aderì al fascismo e dal 1934 fu direttore di un altro quotidiano, il “Giornale d’Italia”.
Scrittore prolifico, in prosa e in versi, nonché autore di opere teatrali di successo, Testena si ritagliò uno spazio di rilievo anche nel panorama culturale argentino, grazie all’assidua collaborazione con una delle principali riviste letterarie del paese, “Nosotros”. Con le sue traduzioni in italiano di opere fondanti della letteratura argentina, a partire da quella del “Martín Fierro”, il capolavoro gauchesco di José Hernández, svolse un fondamentale ruolo di mediazione culturale tra Italia e Argentina, che gli valse la qualifica di “elmás gaucho de losgringos”, il più argentino degli stranieri. Fu espulso dall’Argentina nel 1935, per “intemperanza verbale” nei confronti del ministro degli Esteri che aveva votato a favore delle sanzioni all’Italia dopo l’aggressione all’Etiopia. Vi fece ritorno solo nel 1947, quando, ormai anziano, riprese a frequentare la redazione del “Giornale d’Italia”. Alla sua morte, nel 1951, Ettore Rossi, direttore a Buenos Aires dell’autorevole settimanale “Il Corriere degli italiani”, parlò di Testena come della “figura italiana più nota degli ultimi quarant’anni” in Argentina e aggiunse: “gran parte dell’opinione che qui esiste su noi italiani è un riflesso della fama conquistata un giorno dopo l’altro da Folco Testena col suo onesto e sincero battagliare”.
[Franco Andreucci e Tommaso Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, Editori Riuniti, Roma 1975-1979, 6 voll., II, ad nomen]
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